Brescia, 9 giugno 2020
A seguito dell’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto bianco nella città di Minneapolis, gli Stati Uniti sono scesi in strada all’urlo di “black lives matter”. Il razzismo americano è una lunga e brutta storia: dopo l’abolizione della schiavitù – conclusa con una guerra civile che vide centinaia di migliaia di persone pronte a morire pur di difenderla – venne in realtà imposta una vera e legale apartheid, con lo scopo di continuare ad isolare i neri e a privarli dei “privilegi bianchi”. Il razzismo è stato scritto nelle leggi americane per anni, la segregazione dei neri è sistematica e ha radici profondissime.
Questo non è infatti il primo caso di grande rivolta contro il razzismo sistemico statunitense negli ultimi anni. La più grande e memorabile è forse quella di Los Angeles del 1992: sei giorni di fuoco in cui morirono 63 persone, più di duemila rimasero ferite, oltre 11mila furono arrestate.
Il movimento BLM in pochi giorni ha coinvolto tantissimi altri paesi del mondo, i cui cittadini hanno preso a cuore la causa e stanno riempiendo le piazze per manifestare pacificamente contro il razzismo.
Qui, in Italia, il razzismo lo conosciamo bene. Non solo per i morti ammazzati. Il Mediterraneo è casa nostra, talmente “casa nostra” che qualcuno si comporta come fosse proprietà privata. Ogni giorno centinaia di migranti provano ad attraversare il mare per raggiungere le coste europee, scappano da guerre, abusi, violenze e povertà. La scorsa settimana Malta ha firmato un accordo con la Libia per combattere l’immigrazione nel Mediterraneo. Nonostante le continue testimonianze racapriccianti, sembra che troppe persone si siano ormai arrese a questa “ingiustizia normale”.
Vedere con i nostri occhi 8 minuti e 46 secondi di violenza da persona a persona ha evidentemente causato una forte reazione di rabbia in noi. Credo che informarsi e agire per qualcosa accaduto a migliaia di chilometri sia indiscutibilmente giusto: dovrebbe importarci tutto quello che succede nel mondo, perché tutto quello che succede nel mondo riguarda anche noi (e la crisi climatica ce l’ha insegnato). Allo stesso tempo è fondamentale riflettere su cosa è il razzismo nel nostro Paese, sapere cosa succede nelle nostre acque e capire che le persone morte affogate sono omicidi di Stato. Sott’acqua non si respira.
Anche a Brescia, la piazza ci ha dimostrato che i giovani italiani, una bellissima marea multietnica e multiculturale, hanno voglia di giustizia e uguaglianza. Non solo nelle leggi e da parte delle istituzioni, ma anche e soprattutto nella propria quotidianità. È necessario essere antirazzisti ogni giorno, in ogni momento, sugli autobus, al supermercato, in strada.
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